Web, Internet e New media | di Sbertani
L'indice di digitalizzazione DESI 2020: lo stato dell'Italia
Le relazioni DESI (Indice di digitalizzazione dell'economia e della società) sono lo strumento attraverso il quale la Commissione Europea monitora il progresso digitale degli Stati membri già dal 2014. Le relazioni DESI comprendono sia profili nazionali sia capitoli tematici che sono, quest'anno:
1. Connettività – sviluppi nella Banda Larga,
2. Capitale umano – competenze digitali,
3. Uso dei servizi Internet da parte dei cittadini,
4. Integrazione delle tecnologie digitali da parte delle aziende,
5. Servizi pubblici digitali.
L’Italia si trova ancorata al 25° posto nella classifica generale dei 28 membri (la Gran Bretagna rientra nelle statistiche) e in dettaglio diciassettesimi nella connettività, ultimi nelle competenze maturate, ventiseiesimi nell'uso di internet, ventiduesimi se parliamo delle aziende e diciannovesimi nel rapporto con le PA. Il DESI è pertanto la media ponderata dei valori di queste componenti, fornendo cosi la classifica relativa di ciascun Paese.
La connettività e i servizi pubblici digitali sono le due componenti il cui punteggio si avvicina maggiormente a quello della media europea (rispettivamente 50,1 e 72,0).
Scendendo di ben cinque posizioni rispetto alla classifica DESI dell'anno scorso, la componente connettività si mantiene comunque sopra al livello della media europea, questo motivato della copertura della banda larga veloce, dal 4G, dall’Indice dei prezzi dei servizi e soprattutto delle attività di preparazione al 5G.
Sebbene il nostro paese si collochi in una posizione relativamente alta nell'offerta di servizi pubblici digitali (e-government), il loro utilizzo rimane invece scarso. Le imprese italiane presentano inoltre ritardi nell'utilizzo di tecnologie come il "cloud" e i "big data", così come per quanto riguarda l'adozione del commercio elettronico. Ma di questo ne parliamo tra poco.
Parlando di PA, con solo il 32\% degli utenti di internet tenuti a presentare moduli online rispetto alla media europea del 67\%, l’Italia abbassa notevolmente il punteggio complessivo su questo tema. Evidentemente l'aspetto burocratico e i costi di innovazione incidono ancora molto nel nostro Paese.
Siamo invece all'ultimo posto nella capacità di fare uso del digitale e di internet. Un dato, questo, veramente allarmante.
L’Italia addirittura denuncia il peggioramento della propria posizione rispetto al 2019: le competenze digitali degli italiani restano basse in quanto solo il 42\% degli individui tra i 16 e i 74 anni possiede capacità di base rispetto al 58\% della media degli europei e solo il 22\% è in possesso di competenze superiori a quelle di base (33\% la media europea).
Nelle scuole primarie e secondarie, l'attuazione del Piano Nazionale Scuola Digitale
sta gradualmente progredendo, anche se non tutte le scuole italiane attuano progetti educativi sulle competenze digitali o offrono corsi sul pensiero computazionale. Un elemento positivo è rappresentato dal nuovo obbligo per gli insegnanti di avere competenze di programmazione.
Anche il numero di specialisti e laureati nel settore TIC è molto al di sotto della
media UE. Queste carenze in termini di competenze digitali si riflettono nel modesto utilizzo dei servizi online, compresi i servizi pubblici digitali sopra trattati.
Nell'utilizzo dei servizi di Internet ci attestiamo invece in un poco lusinghiero 26° posto dal alcuni anni, con un incremento solo nella percentuale di utenti che effettuano video chiamate. Se mediamente in Europa solo il 9\% degli individui non ha mai usato internet, gli italiani si attestano al 17\%. Interessante invece il dato degli utenti che utilizzano su internet i servizi bancari che si attesta al 48\% contro il 66\% della media europea mentre la percentuale di coloro che acquistano on line è del 49\% contro il 71\% degli utenti europei.
Ci avviciniamo, invece, alla percentuale media europea del 81\% se sommiamo gli acquisti online di musica, video e giochi, confermando che Internet viene utilizzata soprattutto a scopo ricreativo, e che, probabilmente, nelle fasce di età più giovanili il "gap" con l’Europa si riduce notevolmente. Un dato importante da tenere conto nel prossimo futuro.
Per quanto riguarda, infine, la digitalizzazione delle imprese, che vede l’Italia al 22° posto, è giusto sottolineare come l’indagine (vedere le note metodologiche) sia stata condotta su un campione minimo di aziende. Fatta questa premessa, il 35\% delle imprese sottoposte a indagine fa uso di informazioni elettroniche (imprese che utilizzano un'applicativo ERP o condividono informazioni elettroniche tra diverse aree aziendali) contro il 34\% della media europea. L’uso dei Social media da parte delle imprese sale al 22\% (contro il 17\% nel 2018), ma resta inferiore alla media europea che conta il 25\% di imprese attive. Anche in questo caso incide il minore indice di "alfabetizzazione informatica" delle imprese italiane (anche se forse qui si tratta di avere una limitata cultura anche di marketing, ndr).
Tornando alle imprese che operano online, solo il 10\% delle PMI fa uso dell'e-commerce contro il 18\% della media europea, e con un fatturato online dell’8\% sul totale del fatturato dell'impresa, contro una media UE dell’11\%.
Riferimenti: LINK
1. Connettività – sviluppi nella Banda Larga,
2. Capitale umano – competenze digitali,
3. Uso dei servizi Internet da parte dei cittadini,
4. Integrazione delle tecnologie digitali da parte delle aziende,
5. Servizi pubblici digitali.
L’Italia si trova ancorata al 25° posto nella classifica generale dei 28 membri (la Gran Bretagna rientra nelle statistiche) e in dettaglio diciassettesimi nella connettività, ultimi nelle competenze maturate, ventiseiesimi nell'uso di internet, ventiduesimi se parliamo delle aziende e diciannovesimi nel rapporto con le PA. Il DESI è pertanto la media ponderata dei valori di queste componenti, fornendo cosi la classifica relativa di ciascun Paese.
La connettività e i servizi pubblici digitali sono le due componenti il cui punteggio si avvicina maggiormente a quello della media europea (rispettivamente 50,1 e 72,0).
Scendendo di ben cinque posizioni rispetto alla classifica DESI dell'anno scorso, la componente connettività si mantiene comunque sopra al livello della media europea, questo motivato della copertura della banda larga veloce, dal 4G, dall’Indice dei prezzi dei servizi e soprattutto delle attività di preparazione al 5G.
Sebbene il nostro paese si collochi in una posizione relativamente alta nell'offerta di servizi pubblici digitali (e-government), il loro utilizzo rimane invece scarso. Le imprese italiane presentano inoltre ritardi nell'utilizzo di tecnologie come il "cloud" e i "big data", così come per quanto riguarda l'adozione del commercio elettronico. Ma di questo ne parliamo tra poco.
Parlando di PA, con solo il 32\% degli utenti di internet tenuti a presentare moduli online rispetto alla media europea del 67\%, l’Italia abbassa notevolmente il punteggio complessivo su questo tema. Evidentemente l'aspetto burocratico e i costi di innovazione incidono ancora molto nel nostro Paese.
Siamo invece all'ultimo posto nella capacità di fare uso del digitale e di internet. Un dato, questo, veramente allarmante.
L’Italia addirittura denuncia il peggioramento della propria posizione rispetto al 2019: le competenze digitali degli italiani restano basse in quanto solo il 42\% degli individui tra i 16 e i 74 anni possiede capacità di base rispetto al 58\% della media degli europei e solo il 22\% è in possesso di competenze superiori a quelle di base (33\% la media europea).
Nelle scuole primarie e secondarie, l'attuazione del Piano Nazionale Scuola Digitale
sta gradualmente progredendo, anche se non tutte le scuole italiane attuano progetti educativi sulle competenze digitali o offrono corsi sul pensiero computazionale. Un elemento positivo è rappresentato dal nuovo obbligo per gli insegnanti di avere competenze di programmazione.
Anche il numero di specialisti e laureati nel settore TIC è molto al di sotto della
media UE. Queste carenze in termini di competenze digitali si riflettono nel modesto utilizzo dei servizi online, compresi i servizi pubblici digitali sopra trattati.
Nell'utilizzo dei servizi di Internet ci attestiamo invece in un poco lusinghiero 26° posto dal alcuni anni, con un incremento solo nella percentuale di utenti che effettuano video chiamate. Se mediamente in Europa solo il 9\% degli individui non ha mai usato internet, gli italiani si attestano al 17\%. Interessante invece il dato degli utenti che utilizzano su internet i servizi bancari che si attesta al 48\% contro il 66\% della media europea mentre la percentuale di coloro che acquistano on line è del 49\% contro il 71\% degli utenti europei.
Ci avviciniamo, invece, alla percentuale media europea del 81\% se sommiamo gli acquisti online di musica, video e giochi, confermando che Internet viene utilizzata soprattutto a scopo ricreativo, e che, probabilmente, nelle fasce di età più giovanili il "gap" con l’Europa si riduce notevolmente. Un dato importante da tenere conto nel prossimo futuro.
Per quanto riguarda, infine, la digitalizzazione delle imprese, che vede l’Italia al 22° posto, è giusto sottolineare come l’indagine (vedere le note metodologiche) sia stata condotta su un campione minimo di aziende. Fatta questa premessa, il 35\% delle imprese sottoposte a indagine fa uso di informazioni elettroniche (imprese che utilizzano un'applicativo ERP o condividono informazioni elettroniche tra diverse aree aziendali) contro il 34\% della media europea. L’uso dei Social media da parte delle imprese sale al 22\% (contro il 17\% nel 2018), ma resta inferiore alla media europea che conta il 25\% di imprese attive. Anche in questo caso incide il minore indice di "alfabetizzazione informatica" delle imprese italiane (anche se forse qui si tratta di avere una limitata cultura anche di marketing, ndr).
Tornando alle imprese che operano online, solo il 10\% delle PMI fa uso dell'e-commerce contro il 18\% della media europea, e con un fatturato online dell’8\% sul totale del fatturato dell'impresa, contro una media UE dell’11\%.
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Pubblicato il 19-06-2020