
Negoziazione e Vendite | Post di Sbertani
I perché della crisi del giocattolo
I TG e i giornali hanno annunciato che Toys 'R' Us chiude i battenti. Notizia già attesa dallo scorso settembre. Ma come é possibile? Si parla di giocattoli!
A parte le solite voci non confermate di tipo finanziario, molti accusano queste catene della mancanza di strategie esperienziali finalizzate a coinvolgere i piccoli clienti. Possibile ma non credo sia l'unica spiegazione. Altrimenti non avrebbero chiuso alla fine degli anni 90 migliaia di negozi di computer e videogames per colpa di politiche distributive che hanno premiato la GDO. E non si può dire che in quei negozi mancasse il coinvolgimento.
La verità come sempre sta nel mezzo.
Da una parte manca certamente l'elemento esperienziale: certi negozi sono diventati degli asettici magazzini con personale poco empatico.
Dall'altra però il settore é stato invaso da una miriade di giocattoli di bassa qualità: plasticoni senza anima. Oggi, a differenza forse di una volta, non si vende solo Lego, Barbie, Playmobil o Star Wars.
I vecchi plastici Lima sono stati sostituiti da confezioni di trenini poco realistici. Se vuoi costruirti una pista devi accontentarti del kit base senza possibilità di espansione. E vogliamo parlare dei robot "imitazione"? Quindi è anche una questione di prodotto.
Le grandi catene propongono giocattoli "anonimi" per allargare l'offerta e aumentare il profitto: una strategia che non aiuta certo il coinvolgimento e non stimola nemmeno i bambini.
Infine le vendite online: é innegabile che online si riesca a comprare a prezzi migliori. Perché negarlo.
A parte le solite voci non confermate di tipo finanziario, molti accusano queste catene della mancanza di strategie esperienziali finalizzate a coinvolgere i piccoli clienti. Possibile ma non credo sia l'unica spiegazione. Altrimenti non avrebbero chiuso alla fine degli anni 90 migliaia di negozi di computer e videogames per colpa di politiche distributive che hanno premiato la GDO. E non si può dire che in quei negozi mancasse il coinvolgimento.
La verità come sempre sta nel mezzo.
Da una parte manca certamente l'elemento esperienziale: certi negozi sono diventati degli asettici magazzini con personale poco empatico.
Dall'altra però il settore é stato invaso da una miriade di giocattoli di bassa qualità: plasticoni senza anima. Oggi, a differenza forse di una volta, non si vende solo Lego, Barbie, Playmobil o Star Wars.
I vecchi plastici Lima sono stati sostituiti da confezioni di trenini poco realistici. Se vuoi costruirti una pista devi accontentarti del kit base senza possibilità di espansione. E vogliamo parlare dei robot "imitazione"? Quindi è anche una questione di prodotto.
Le grandi catene propongono giocattoli "anonimi" per allargare l'offerta e aumentare il profitto: una strategia che non aiuta certo il coinvolgimento e non stimola nemmeno i bambini.
Infine le vendite online: é innegabile che online si riesca a comprare a prezzi migliori. Perché negarlo.
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Aggiornato il 18-03-2017