Società e Persone | di Sbertani
Le collaborazioni a Partita IVA: cosa è importante sapere
Le collaborazioni a Partita IVA sono una modalità di lavoro sempre più diffusa in Italia, con un numero crescente di persone che scelgono questa forma di collaborazione rispetto a quelle da lavoro dipendente. Anche le aziende guardano con attenzione questo fenomeno, soprattutto al verificarsi di specifiche esigenze e progetti particolari.
Entrando nel dettaglio, inizierei col sottolineare il fatto che un persona con partita Iva è innanzitutto un professionista.
Un professionista, per definizione, viene chiamato a svolgere compiti particolari che richiedono una specifica competenza. A parte i più classici profili professionali come quelli dell’avvocato, del consulente della sicurezza o del formatore, rientrano in questa categoria anche esperti in particolari discipline oggi sempre più richieste come nel caso dei social media manager, sviluppatori software, videomaker freelance, collaboratori e consulenti operanti in outsourcing eccetera.
Sono figure mancanti in azienda, che vengono coinvolte per svolgere compiti o progetti limitati nel tempo che non giustificano un’assunzione.
Se però, come detto, i collaboratori a Partita Iva sono da considerarsi dei professionisti, il loro ruolo non può essere parificato a quello del dipendente. Errore che spesso le aziende commettono.
I collaboratori a Partita Iva, infatti, possono lavorare per diverse aziende: non è pertanto garantita la loro disponibilità di tempo come non è possibile imporre loro il rispetto degli orari. Non sono collaboratori coordinati e subordinati ma lavorano con indipendenza mettendo al centro solo la loro competenza e gli obiettivi da raggiungere.
L'azienda non ha pertanto controllo sul lavoro quotidiano, che il professionista può svolgere negli orari che desidera avendo come unico scopo il raggiungimento degli obiettivi che vengono generalmente condivisi all’inizio del rapporto.
Bisogna inoltre tenere ben presente che i collaboratori a Partita IVA devono obbligatoriamente lavorare per diverse aziende, adattando il loro carico di lavoro alle diverse esigenze. Questo è un aspetto sostanziale che caratterizza il loro inquadramento e il loro modello di business che, in prospettiva, permette di guadagnare di più rispetto al classico dipendente e una singola collaborazione risulterebbe di conseguenza certamente penalizzante.
Altro aspetto fondamentale da tenere ben presente è il fatto che i collaboratori a Partita IVA non hanno la stessa sicurezza del lavoro di un dipendente in quanto non godono delle classiche “garanzie”. Limitare loro questo status di “libero professionista”, assegnando anche solo dei limiti di orario e quindi di tempo, causerebbe un corto circuito, e quindi un danno.
Prima di iniziare una collaborazione, è addirittura consigliabile verificare che il collaboratore abbia in essere altre attività professionali proprio per evitare di incorrere, a conferma di quanto appena detto, nel rischio di fare risultare il rapporto come un’assunzione mascherata. Pratica non permessa e purtroppo praticata dalle piccole aziende, magari per motivi economici o per evitare di legarsi a tempo indeterminato con il collaboratore.
In conclusione, le collaborazioni a Partita IVA possono essere una valida alternativa al lavoro dipendente, sia per le aziende sia per i collaboratori. Tuttavia, è importante valutare attentamente i pro e contro. La scelta dipende da diversi fattori, come le esigenze dell'azienda, le competenze del collaboratore e il tipo di progetto da realizzare.
Possono essere un modello di lavoro efficace e vantaggioso, a patto che siano gestite le condizioni con attenzione, professionalità e rispetto dei ruoli.
Entrando nel dettaglio, inizierei col sottolineare il fatto che un persona con partita Iva è innanzitutto un professionista.
Un professionista, per definizione, viene chiamato a svolgere compiti particolari che richiedono una specifica competenza. A parte i più classici profili professionali come quelli dell’avvocato, del consulente della sicurezza o del formatore, rientrano in questa categoria anche esperti in particolari discipline oggi sempre più richieste come nel caso dei social media manager, sviluppatori software, videomaker freelance, collaboratori e consulenti operanti in outsourcing eccetera.
Sono figure mancanti in azienda, che vengono coinvolte per svolgere compiti o progetti limitati nel tempo che non giustificano un’assunzione.
Se però, come detto, i collaboratori a Partita Iva sono da considerarsi dei professionisti, il loro ruolo non può essere parificato a quello del dipendente. Errore che spesso le aziende commettono.
I collaboratori a Partita Iva, infatti, possono lavorare per diverse aziende: non è pertanto garantita la loro disponibilità di tempo come non è possibile imporre loro il rispetto degli orari. Non sono collaboratori coordinati e subordinati ma lavorano con indipendenza mettendo al centro solo la loro competenza e gli obiettivi da raggiungere.
L'azienda non ha pertanto controllo sul lavoro quotidiano, che il professionista può svolgere negli orari che desidera avendo come unico scopo il raggiungimento degli obiettivi che vengono generalmente condivisi all’inizio del rapporto.
Bisogna inoltre tenere ben presente che i collaboratori a Partita IVA devono obbligatoriamente lavorare per diverse aziende, adattando il loro carico di lavoro alle diverse esigenze. Questo è un aspetto sostanziale che caratterizza il loro inquadramento e il loro modello di business che, in prospettiva, permette di guadagnare di più rispetto al classico dipendente e una singola collaborazione risulterebbe di conseguenza certamente penalizzante.
Altro aspetto fondamentale da tenere ben presente è il fatto che i collaboratori a Partita IVA non hanno la stessa sicurezza del lavoro di un dipendente in quanto non godono delle classiche “garanzie”. Limitare loro questo status di “libero professionista”, assegnando anche solo dei limiti di orario e quindi di tempo, causerebbe un corto circuito, e quindi un danno.
Prima di iniziare una collaborazione, è addirittura consigliabile verificare che il collaboratore abbia in essere altre attività professionali proprio per evitare di incorrere, a conferma di quanto appena detto, nel rischio di fare risultare il rapporto come un’assunzione mascherata. Pratica non permessa e purtroppo praticata dalle piccole aziende, magari per motivi economici o per evitare di legarsi a tempo indeterminato con il collaboratore.
In conclusione, le collaborazioni a Partita IVA possono essere una valida alternativa al lavoro dipendente, sia per le aziende sia per i collaboratori. Tuttavia, è importante valutare attentamente i pro e contro. La scelta dipende da diversi fattori, come le esigenze dell'azienda, le competenze del collaboratore e il tipo di progetto da realizzare.
Possono essere un modello di lavoro efficace e vantaggioso, a patto che siano gestite le condizioni con attenzione, professionalità e rispetto dei ruoli.
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Aggiornato il 23-03-2024