
Tecnologie | Post di Sbertani
L'intelligenza artificiale è davvero utile in azienda? Scopri perché la formazione può darti la risposta
L'intelligenza artificiale sta rivoluzionando il nostro modo di lavorare, proprio come accadde in passato con l'introduzione di strumenti innovativi come i personal computer, il fax e l'email. Strumenti come ChatGPT, Claude e Gemini stanno oggi emergendo come soluzioni sempre più avanzate e capaci di adattarsi in diversi contesti di utilizzo.
Ma queste applicazioni sono realmente utili in un'azienda o in un ufficio?
La risposta è si, ma nel preciso momento in cui impariamo a conoscerle e a sfruttarle correttamente. La loro apparente semplicità di utilizzo può indurci nell'illusione di padroneggiarle, portandoci però ad ottenere risposte inesatte o poco pertinenti. L'apparente inefficacia delle risposte ricavate - come sposso raccontano le persone - non è certamente un limite della tecnologia in sé, ma piuttosto una conseguenza della scarsa conoscenza ed esperienza nell'uso specifico.
La natura probabilistica di ChatGPT
Prendendo come esempio ChatGPT, come altre applicazioni di tipo generativo, questa IA è progettata per operare su basi probabilistiche. Ciò significa che non "pensa" nel senso umano del termine, ma genera risposte basandosi sulla probabilità statistica che alcune parole possano risultare più o meno appropriate in un determinato contesto. Di conseguenza, la qualità delle risposte varierà in funzione della precisione e della struttura delle domande formulate, capaci di alterare nel bene o nel male questa stima probabilistica.
La qualità delle risposte fornite dall'IA dipende quindi, in larga misura, dalla precisione e dalla chiarezza delle domande formulate, ovvero da come interagiamo con essa. Domande vaghe o generiche portano inevitabilmente a risposte superficiali, mentre richieste ben strutturate consentono di ottenere risultati più pertinenti e approfonditi.
Per questo, un buon consulente di AI non dovrebbe mai limitarsi a spiegare il funzionamento dello strumento, ma soprattutto insegnare l'importanza di adottare una comunicazione chiara e strategica con la macchina, fornendo metodi e competenze per sfruttare l'intelligenza artificiale in modo davvero efficace e produttivo.
Un esempio? Pensiamo di interagire con l'applicazione come fosse un collaboratore virtuale, un neoassunto con una conoscenza vastissima ma che necessita di una guida per esprimere al meglio il suo potenziale per lavorare insieme a noi.
Cosa fareste con un collega del genere?
Probabilmente non gli affidereste compiti complessi senza prima formarlo adeguatamente. Lo stesso principio vale per l'IA: fornire istruzioni precise, dare feedback sulle risposte e sollecitare approfondimenti è essenziale per ottenere risultati realmente utili e pertinenti.
Il ruolo della formazione
Per ottimizzare l'uso dell'IA e selezionare le tecnologie più adatte alle nostre esigenze non è necessario essere degli informatici. Infatti, una delle caratteristiche distintive delle nuove applicazioni di intelligenza artificiale che il mercato ci propone è proprio la capacità di sfruttare un'interfaccia intuitiva, progettata per facilitare e ottimizzare lo scambio di informazioni con l'utente. Ma questa facilità, se mal gestita, ci può trarre in inganno.
Una buona formazione di base è quindi fondamentale perché ci consente di comprendere quei principi di funzionamento che permettono, a loro volta, di migliorare la nostra capacità di formulare le richieste e interpretare correttamente le risposte generate dall'IA. Comprendere i meccanismi, e adottare pratiche di interrogazione consapevoli, sono passi fondamentali per sfruttare appieno il potenziale e ottenere grandi vantaggi competitivi rispetto a chi ci rinuncia a prescindere.
Senza una conoscenza adeguata, si rischia anche di adottare strumenti inadatti a discapito di altri più centrati per le nostre specifiche necessità. La formazione è quindi un elemento cruciale soprattutto per scegliere lo strumento più adatto a noi, capace di garantire l'efficacia e la massimizzazione dei benefici.
Una corretta formazione, come sempre, è la chiave di tutto. Anche in questo caso.
Ma queste applicazioni sono realmente utili in un'azienda o in un ufficio?
La risposta è si, ma nel preciso momento in cui impariamo a conoscerle e a sfruttarle correttamente. La loro apparente semplicità di utilizzo può indurci nell'illusione di padroneggiarle, portandoci però ad ottenere risposte inesatte o poco pertinenti. L'apparente inefficacia delle risposte ricavate - come sposso raccontano le persone - non è certamente un limite della tecnologia in sé, ma piuttosto una conseguenza della scarsa conoscenza ed esperienza nell'uso specifico.
La natura probabilistica di ChatGPT
Prendendo come esempio ChatGPT, come altre applicazioni di tipo generativo, questa IA è progettata per operare su basi probabilistiche. Ciò significa che non "pensa" nel senso umano del termine, ma genera risposte basandosi sulla probabilità statistica che alcune parole possano risultare più o meno appropriate in un determinato contesto. Di conseguenza, la qualità delle risposte varierà in funzione della precisione e della struttura delle domande formulate, capaci di alterare nel bene o nel male questa stima probabilistica.
La qualità delle risposte fornite dall'IA dipende quindi, in larga misura, dalla precisione e dalla chiarezza delle domande formulate, ovvero da come interagiamo con essa. Domande vaghe o generiche portano inevitabilmente a risposte superficiali, mentre richieste ben strutturate consentono di ottenere risultati più pertinenti e approfonditi.
Per questo, un buon consulente di AI non dovrebbe mai limitarsi a spiegare il funzionamento dello strumento, ma soprattutto insegnare l'importanza di adottare una comunicazione chiara e strategica con la macchina, fornendo metodi e competenze per sfruttare l'intelligenza artificiale in modo davvero efficace e produttivo.
Un esempio? Pensiamo di interagire con l'applicazione come fosse un collaboratore virtuale, un neoassunto con una conoscenza vastissima ma che necessita di una guida per esprimere al meglio il suo potenziale per lavorare insieme a noi.
Cosa fareste con un collega del genere?
Probabilmente non gli affidereste compiti complessi senza prima formarlo adeguatamente. Lo stesso principio vale per l'IA: fornire istruzioni precise, dare feedback sulle risposte e sollecitare approfondimenti è essenziale per ottenere risultati realmente utili e pertinenti.
Il ruolo della formazione
Per ottimizzare l'uso dell'IA e selezionare le tecnologie più adatte alle nostre esigenze non è necessario essere degli informatici. Infatti, una delle caratteristiche distintive delle nuove applicazioni di intelligenza artificiale che il mercato ci propone è proprio la capacità di sfruttare un'interfaccia intuitiva, progettata per facilitare e ottimizzare lo scambio di informazioni con l'utente. Ma questa facilità, se mal gestita, ci può trarre in inganno.
Una buona formazione di base è quindi fondamentale perché ci consente di comprendere quei principi di funzionamento che permettono, a loro volta, di migliorare la nostra capacità di formulare le richieste e interpretare correttamente le risposte generate dall'IA. Comprendere i meccanismi, e adottare pratiche di interrogazione consapevoli, sono passi fondamentali per sfruttare appieno il potenziale e ottenere grandi vantaggi competitivi rispetto a chi ci rinuncia a prescindere.
Senza una conoscenza adeguata, si rischia anche di adottare strumenti inadatti a discapito di altri più centrati per le nostre specifiche necessità. La formazione è quindi un elemento cruciale soprattutto per scegliere lo strumento più adatto a noi, capace di garantire l'efficacia e la massimizzazione dei benefici.
Una corretta formazione, come sempre, è la chiave di tutto. Anche in questo caso.
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Aggiornato il 18-03-2025