
Accessibilità digitale: obblighi per le aziende private entro il 28 giugno 2025
Negli ultimi anni, la normativa in materia di accessibilità digitale è diventata sempre più stringente, imponendo obblighi di adeguamento per aziende e organizzazioni che operano nel settore pubblico e privato. L'obiettivo è garantire che tutti i cittadini, comprese le persone con disabilità, possano accedere senza ostacoli ai servizi digitali.
Le regole non sono però uguali per tutti e dipendono dalle dimensioni dell'azienda e dal settore in cui opera.
In Italia, la prima normativa a introdurre l'obbligo di accessibilità per i siti web e le applicazioni è stata la Legge Stanca (Legge 9 gennaio 2004, n. 4). Inizialmente, questa legge riguardava solo la Pubblica Amministrazione e gli enti che erogano servizi pubblici. Tuttavia, nel 2020, con il Decreto-Legge 16 luglio 2020, n. 76 (noto come "Decreto Semplificazioni"), l'obbligo è stato esteso anche ad alcune aziende private. In particolare, il decreto stabilisce che le Grandi imprese (con un fatturato superiore a 500 milioni di euro) che forniscono servizi al pubblico tramite siti web o applicazioni mobili devono rispettare gli standard di accessibilità.
A livello europeo, la direttiva più importante in materia è invece l'European Accessibility Act (EAA), adottato nel 2019. Questo provvedimento introduce obblighi specifici per una serie di prodotti e servizi digitali, come i siti di e-commerce, servizi bancari online, piattaforme di trasporto e terminali di pagamento.
L'obiettivo è uniformare le regole in tutta l'Unione Europea e garantire un accesso equo per tutti. Gli Stati membri, tra cui l'Italia, hanno dovuto recepire questa direttiva entro il 28 giugno 2022, e le aziende hanno tempo fino al 28 giugno 2025 per adeguarsi.
Un aspetto importante dell'EAA è che prevede un'esenzione per le microimprese, ovvero quelle con meno di dieci dipendenti e un fatturato annuo inferiore a 2 milioni di euro. Questo significa che le piccole attività non saranno obbligate ad adeguarsi alle nuove regole, anche se è sempre consigliabile adottare buone pratiche di accessibilità per ampliare la propria clientela e migliorare l'esperienza utente.
Per quanto riguarda le piccole e medie imprese (PMI), l'obbligo di conformarsi dipende dal settore di appartenenza. In particolare, le PMI che operano in ambiti considerati essenziali, come banche, telecomunicazioni, trasporti, e in particolare le imprese che svolgono attività di e-commerce, dovranno rispettare le regole stabilite dall'EAA, indipendentemente dal loro fatturato.
L'adeguamento alle norme di accessibilità digitale non è solo un obbligo legale, ma rappresenta anche un'opportunità per migliorare la qualità dei propri servizi e raggiungere una platea più ampia di utenti.
Rendere un sito web accessibile significa, ad esempio, adottare un'interfaccia chiara e intuitiva, fornire alternative testuali ai contenuti visivi, garantire la navigabilità da tastiera e rendere compatibili i propri servizi con gli strumenti assistivi utilizzati dalle persone con disabilità.
Data la complessità della normativa e le differenze di applicazione a seconda del settore e delle dimensioni aziendali, è fortemente consigliato rivolgersi a studi specializzati o a professionisti del settore. Una valutazione specifica aiuterà a comprendere gli obblighi concreti per la propria realtà aziendale e a implementare le soluzioni più adeguate per conformarsi alle normative in modo efficace e sostenibile.
Le regole non sono però uguali per tutti e dipendono dalle dimensioni dell'azienda e dal settore in cui opera.
In Italia, la prima normativa a introdurre l'obbligo di accessibilità per i siti web e le applicazioni è stata la Legge Stanca (Legge 9 gennaio 2004, n. 4). Inizialmente, questa legge riguardava solo la Pubblica Amministrazione e gli enti che erogano servizi pubblici. Tuttavia, nel 2020, con il Decreto-Legge 16 luglio 2020, n. 76 (noto come "Decreto Semplificazioni"), l'obbligo è stato esteso anche ad alcune aziende private. In particolare, il decreto stabilisce che le Grandi imprese (con un fatturato superiore a 500 milioni di euro) che forniscono servizi al pubblico tramite siti web o applicazioni mobili devono rispettare gli standard di accessibilità.
A livello europeo, la direttiva più importante in materia è invece l'European Accessibility Act (EAA), adottato nel 2019. Questo provvedimento introduce obblighi specifici per una serie di prodotti e servizi digitali, come i siti di e-commerce, servizi bancari online, piattaforme di trasporto e terminali di pagamento.
L'obiettivo è uniformare le regole in tutta l'Unione Europea e garantire un accesso equo per tutti. Gli Stati membri, tra cui l'Italia, hanno dovuto recepire questa direttiva entro il 28 giugno 2022, e le aziende hanno tempo fino al 28 giugno 2025 per adeguarsi.
Un aspetto importante dell'EAA è che prevede un'esenzione per le microimprese, ovvero quelle con meno di dieci dipendenti e un fatturato annuo inferiore a 2 milioni di euro. Questo significa che le piccole attività non saranno obbligate ad adeguarsi alle nuove regole, anche se è sempre consigliabile adottare buone pratiche di accessibilità per ampliare la propria clientela e migliorare l'esperienza utente.
Per quanto riguarda le piccole e medie imprese (PMI), l'obbligo di conformarsi dipende dal settore di appartenenza. In particolare, le PMI che operano in ambiti considerati essenziali, come banche, telecomunicazioni, trasporti, e in particolare le imprese che svolgono attività di e-commerce, dovranno rispettare le regole stabilite dall'EAA, indipendentemente dal loro fatturato.
L'adeguamento alle norme di accessibilità digitale non è solo un obbligo legale, ma rappresenta anche un'opportunità per migliorare la qualità dei propri servizi e raggiungere una platea più ampia di utenti.
Rendere un sito web accessibile significa, ad esempio, adottare un'interfaccia chiara e intuitiva, fornire alternative testuali ai contenuti visivi, garantire la navigabilità da tastiera e rendere compatibili i propri servizi con gli strumenti assistivi utilizzati dalle persone con disabilità.
Data la complessità della normativa e le differenze di applicazione a seconda del settore e delle dimensioni aziendali, è fortemente consigliato rivolgersi a studi specializzati o a professionisti del settore. Una valutazione specifica aiuterà a comprendere gli obblighi concreti per la propria realtà aziendale e a implementare le soluzioni più adeguate per conformarsi alle normative in modo efficace e sostenibile.
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Aggiornato il 10-03-2025