
Società e Persone | Post di Sbertani
Il ruolo del consulente: rendere le persone autonome nella valutazione e nella scelta
Chi si occupa di consulenza e ha una Partita IVA lo sa bene: le aziende si rivolgono ai consulenti con lo scopo di trovare soluzioni rapide e definitive ai loro problemi.
Certamente questo è legittimo, ma quando si tratta di “comprare competenze", le regole di ingaggio non sono così scontate. Si toccano infatti dinamiche che con facilità possono diventare tossiche, se non correttamente gestite, come nel caso di un rapporto frainteso come subordinato o basato su una sotto stima della qualità e della competenza del consulente.
Tuttavia, se questa abitudine può essere facilmente superata attraverso una comunicazione chiara sugli obiettivi e una definizione precisa del contesto operativo, esistono altri aspetti spesso sottovalutati che possono comunque compromettere il rapporto di collaborazione.
Una delle criticità più rilevanti riguarda proprio la comunicazione: quando le aspettative del committente (l'imprenditore o il manager) non vengono espresse in modo chiaro e completo, il consulente rischia di non avere tutti gli elementi necessari per svolgere il proprio lavoro in modo efficace, con il conseguente rischio di fraintendimenti, ritardi o risultati non in linea con le attese.
Il consulente, per quanto esperto, non può intuire automaticamente tutte le sfumature che caratterizzano aziende, prodotti e reali necessità, a meno che queste non vengano esplicitate in modo chiaro e dettagliato. Una comunicazione trasparente tra il management dell'azienda cliente e il consulente è quindi un elemento imprescindibile, il primo e più importante, per costruire un percorso di collaborazione efficace.
Quindi, qual è il vero ruolo del consulente? Certamente non dispensare soluzioni preconfezionate.
Il suo vero valore risiede, fatta salva la raccolta completa di tutte le informazioni necessarie, nella capacità di guidare l'azienda verso la scoperta autonoma delle risposte, utilizzando modelli di riferimento ed esperienze consolidate. Questo approccio non solo consente di individuare le strategie più efficaci, ma è funzionale a favorire una maggiore consapevolezza nelle scelte aziendali da parte del management.
È però fondamentale chiarire che il consulente non possiede una conoscenza onnisciente , soprattutto considerando la sua posizione esterna rispetto all'organizzazione per la quale opera.
Le soluzioni emergono come risultato di un processo collaborativo, in cui il consulente non impone risposte, ma stimola riflessioni strategiche. Il suo compito è quindi facilitare l'emersione del potenziale aziendale, stimolando riflessioni e fornendo strumenti metodologici per individuare soluzioni efficaci e sostenibili.
Grazie anche ad un punto di osservazione esterno non condizionato, è in grado di pesare ogni informazione e inserirla all'interno di modelli strutturati capaci di interpretarla e validarla. Questo approccio consente di anticipare eventuali criticità e di supportare il management nella definizione di un piano d'azione flessibile, con percorsi alternativi e correttivi pronti all’uso.
Una volta delineate le strategie, il consulente può accompagnare l'azienda cliente anche nella fase di implementazione, garantendo che le idee si traducano in azioni concrete e di successo. Questa ulteriore sinergia permette di sviluppare soluzioni realmente efficaci, capaci di riflettere le peculiarità e le ambizioni dell'azienda.
In conclusione, la relazione tra il management aziendale e il consulente deve basarsi su una comunicazione aperta e chiara, oltre che su una collaborazione attiva e strutturata. Solo attraverso il confronto continuo e applicando modelli di riferimento rigorosi è possibile costruire percorsi di crescita solidi e duraturi per il nostro futuro.
Certamente questo è legittimo, ma quando si tratta di “comprare competenze", le regole di ingaggio non sono così scontate. Si toccano infatti dinamiche che con facilità possono diventare tossiche, se non correttamente gestite, come nel caso di un rapporto frainteso come subordinato o basato su una sotto stima della qualità e della competenza del consulente.
Tuttavia, se questa abitudine può essere facilmente superata attraverso una comunicazione chiara sugli obiettivi e una definizione precisa del contesto operativo, esistono altri aspetti spesso sottovalutati che possono comunque compromettere il rapporto di collaborazione.
Una delle criticità più rilevanti riguarda proprio la comunicazione: quando le aspettative del committente (l'imprenditore o il manager) non vengono espresse in modo chiaro e completo, il consulente rischia di non avere tutti gli elementi necessari per svolgere il proprio lavoro in modo efficace, con il conseguente rischio di fraintendimenti, ritardi o risultati non in linea con le attese.
Il consulente, per quanto esperto, non può intuire automaticamente tutte le sfumature che caratterizzano aziende, prodotti e reali necessità, a meno che queste non vengano esplicitate in modo chiaro e dettagliato. Una comunicazione trasparente tra il management dell'azienda cliente e il consulente è quindi un elemento imprescindibile, il primo e più importante, per costruire un percorso di collaborazione efficace.
Quindi, qual è il vero ruolo del consulente? Certamente non dispensare soluzioni preconfezionate.
Il suo vero valore risiede, fatta salva la raccolta completa di tutte le informazioni necessarie, nella capacità di guidare l'azienda verso la scoperta autonoma delle risposte, utilizzando modelli di riferimento ed esperienze consolidate. Questo approccio non solo consente di individuare le strategie più efficaci, ma è funzionale a favorire una maggiore consapevolezza nelle scelte aziendali da parte del management.
È però fondamentale chiarire che il consulente non possiede una conoscenza onnisciente , soprattutto considerando la sua posizione esterna rispetto all'organizzazione per la quale opera.
Le soluzioni emergono come risultato di un processo collaborativo, in cui il consulente non impone risposte, ma stimola riflessioni strategiche. Il suo compito è quindi facilitare l'emersione del potenziale aziendale, stimolando riflessioni e fornendo strumenti metodologici per individuare soluzioni efficaci e sostenibili.
Grazie anche ad un punto di osservazione esterno non condizionato, è in grado di pesare ogni informazione e inserirla all'interno di modelli strutturati capaci di interpretarla e validarla. Questo approccio consente di anticipare eventuali criticità e di supportare il management nella definizione di un piano d'azione flessibile, con percorsi alternativi e correttivi pronti all’uso.
Una volta delineate le strategie, il consulente può accompagnare l'azienda cliente anche nella fase di implementazione, garantendo che le idee si traducano in azioni concrete e di successo. Questa ulteriore sinergia permette di sviluppare soluzioni realmente efficaci, capaci di riflettere le peculiarità e le ambizioni dell'azienda.
In conclusione, la relazione tra il management aziendale e il consulente deve basarsi su una comunicazione aperta e chiara, oltre che su una collaborazione attiva e strutturata. Solo attraverso il confronto continuo e applicando modelli di riferimento rigorosi è possibile costruire percorsi di crescita solidi e duraturi per il nostro futuro.
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Aggiornato il 12-03-2025